Per la procura di Pesaro la birra Amarcord, prodotta con l’acqua buona del Monte Nerone, ad Apecchio, non era (e forse non è nemmeno ora) artigianale. L’inchiesta è appena conclusa dopo due anni di indagini. La birra, comunque definita “genuina e non pericolosa” secondo l’accusa era al cento per cento industriale. Nel registro degli indagati c’è il nome del patròn di Amarcord, l’imprenditore Roberto Bagli, riminese. L’indagine, e relativo sequestro a sei zeri, ha avuto al tempo un’eco nazionale. Ora in giudizio l’azienda avrà tutto il tempo di fare valere le proprie ragioni.
