• Il primo materiale che ricorda gli stimoli elettrici

    (ANSA) – ROMA, 23 AGO – Sorprese da un materiale comunemente
    usato nell’elettronica: il biossido di vanadio è capace di
    ricordare per almeno tre ore gli stimoli elettrici ricevuti e di ‘imparare’ a reagire ai nuovi stimoli. E’ una proprietà unica
    del suo genere, che potrebbe aprire a nuove applicazioni in
    molti settori, compresa la futura produzione di neuroni
    artificiali. A scoprirlo, in modo inatteso, è stato uno studente
    del Politecnico di Losanna (Epfl), che ha descritto il fenomeno
    sulla rivista Nature Electronics.
        Il biossido di vanadio (VO2) è una molecola usata da tempo
    in moltissimi settori e possiede una serie di importanti
    caratteristiche, per cui è costantemente sotto osservazione da
    parte di ricercatori interessati ad espanderne le possibili
    applicazioni. Proprio in una serie di esperimenti di questo
    tipo, uno studente di dottorato dell’Epfl, Mohammad Samizadeh
    Nikoo, ne stava analizzando le capacità isolanti quando ha
    sottoposto il materiale a variazioni di temperatura e a stimoli
    elettrici. Ripetendo più volte l’esperimento e misurando i tempi
    in cui queste trasformazioni avvengono, lo studente ha scoperto
    che “il VO2 sembrava ‘ricordare’ la prima transizione di fase e
    anticipare la successiva”, ha detto Elison Matioli, a capo del
    laboratorio di ricerca di Samizadeh Nikoo. “Nessun altro
    materiale si comporta in questo modo”, ha aggiunto.
        Quella osservata nell’sperimento è una sorta di memoria
    dell’impulso elettrico ricevuto in precedenza, che permette al
    materiale di reagire in modo più veloce quando viene nuovamente
    stimolato. La scoperta potrebbe avere importanti applicazioni
    nel mondo della microelettronica, in particolare per la
    riduzione dei consumi di energia dei chip o per aumentarne la
    velocità. Un’altra possibile applicazione potrebbe essere nella
    produzione dei futuri neuroni artificiali, ossia chip ispirati
    al funzionamento dei neuroni umani e che potrebbero
    rivoluzionare il mondo dell’informatica. (ANSA).
       


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